Il mare (stiamo parlando del Mediterraneo) è stato per Pantelleria fino a tempi recentissimi, l’unica via possibile alla vita. Dobbiamo immaginare il Mediterraneo di ieri come una sorta di rete stradale segnata nell’acqua. Pantelleria era uno dei nodi di questa rete, un nodo la cui importanza è testimoniata oltre che dai diversi nomi che gli antichi abitatori le hanno dato (Cossyra, Pantalarea…), anche dai numerosi reperti archeologici dell’isola. Il mare che circonda Pantelleria ne è ricco e si possono esplorare da soli oppure accompagnati da guide subacquee esperte. Gli istruttori guidano anche alla conoscenza dei fondali, della loro coloratissima flora e della loro fauna ancora oggi abbondante e variegata; non solo il diving, ma anche il semplice snorkeling dischiude paesaggi sorprendenti.
Se si vuole andar per mare si può scegliere di affittare una barca con o senza conducente in uno dei due porti dell’Isola (Scauri a circa 5 km da noi, oppure Pantelleria-paese distante 19 km). Il tratto di costa più spettacolare è quello che va da Scauri all’Arco dell’Elefante ed è in questo tratto che si trova Tenuta Borgia.
Da Pantelleria paese partono quotidianamente barche che fanno il giro completo dell’Isola con soste previste in alcune delle cale più suggestive e pranzo a bordo. A Pantelleria non c’è alcuna spiaggia di sabbia se non quella dello Specchio di Venere; non ci sono nemmeno stabilimenti balneari e neppure cabine, né ombrelloni, e i bar a pochi metri dal mare sono una rarità; certo non è molto comodo, ma l’assenza di quella facilità che consente a chiunque di raggiungere qualunque luogo è una caratteristica voluta dai Panteschi, ed è ciò che ha salvato Pantelleria dall’aggressione del turista poco sensibile alla conservazione del paesaggio, al quale basta, per sentirsi davvero a casa, che la propria automobile sia parcheggiata ben in vista.
La costa è ovunque costituita da rocce laviche che non ci fanno mai dimenticare che siamo su un’isola vulcanica.
Il vulcano è spento ma le sorgenti termali sono diffuse in tutta l’isola:
Questi luoghi possono diventare la meta di passeggiate a piedi, a cavallo, in bicicletta e alcuni di essi sono raggiungibili anche in auto.
L’origine vulcanica di Pantelleria ne ha determinato il destino: l’abbondante presenza di ossidiana l’ha resa, assieme a Lipari, il principale fornitore della materia prima più usata per costruire strumenti nell’epoca neolitica e pertanto meta frequentata da mercanti che sbarcando sull’isola vi portavano informazioni dal resto del mare Mediterraneo; la fertilità del suolo vulcanico e la scarsità di bassi fondali pescosi l’hanno definitivamente destinata alla vocazione agricola.
Molto variegata nel passato (si coltivava persino il cotone, oltre naturalmente ad alcuni cereali), oggi la produzione di Pantelleria vanta ottima frutta e verdura, ma solo in stagione, e soprattutto uva, olive e capperi. Difficile dire qualcosa di nuovo sull’arcinota bontà del Passito di Pantelleria, ricavato da uva zibibbo fatta appassire al sole negli stenditoi; la parola cappero poi, è quasi diventata sinonimo di Pantelleria! A Pantelleria non si comperano “capperi” tout court, ma “capperi piccoli”, “capperi medi” o “capperi grossi”, il sapore è lo stesso, ma la diversa taglia li rende adatti a usi diversi. Se per godere della sua bellezza e del suo profumo, il fiore del cappero non viene raccolto e gli si dà un po’ di tempo per trasformarsi in frutto, ecco il “cucuncio” apprezzato frequentatore di aperitivi! Anche l’olio è ottimo, molto profumato ma delicato nel gusto; a ottobre la raccolta delle olive è un’occasione per trovare vecchi amici, farne di nuovi e condividere un’esperienza insolita.
Però, se non si vuole far nessuna fatica, nell’isola di Pantelleria ci sono diverse aziende agricole che producono olio, vino, capperi e che confezionano ottime conserve con i prodotti locali. Si va a visitarle e si torna riscaldati dall’accoglienza (ma non solo!) e un po’ brilli per tutti gli assaggi offerti. I Panteschi sono anche appassionati cacciatori e raccoglitori di funghi che, ovviamente in stagione, si trovano abbondanti nei boschi della Montagna Grande, del Monte Gibele e della Kùddia di Mida.