Devo all’amico Angelo Sganzerla ed al volume “LIMONAIE, ORANGERIE, SERRE” da lui magnificamente illustrato per i tipi dell’ERBOLARIO, l’accostamento del giardino pantesco al giardino sacro di Inanna, nome accadico della dea Istar. In una tavoletta di argilla risalente al terzo millennio A.C. leggiamo:
A quei tempi un albero, un solo albero, un albero-huluppu*
Fu piantato sulle rive dell’Eufrate.
L’albero fu nutrito dalle acque dell’Eufrate.
Il turbinoso Vento del Sud si levò, ne divelse le radici
E ne sparse i rami,
Finché le acque dell’Eufrate non lo portarono via.
Una donna, i cui passi erano guidati dal timore della parola di An, Dio del Cielo,
I cui passi erano guidati dal timore della parola di Enlil, Dio dell’Aria,
Trasse l’albero dal fiume e parlò:
“Io porterò quest’albero ad Uruk.
Io pianterò quest’albero nel mio giardino sacro”.
Inanna si prese cura dell’albero con le proprie mani.
Premette la terra intorno all’albero con i propri piedi.”
Ma l’accostamento del giardino pantesco al giardino di Inanna risulta più formale che sostanziale leggiamo infatti subito dopo:
“Quanto tempo dovrà trascorrere prima che io abbia un trono splendente su cui sedere?
Quanto tempo dovrà trascorrere prima che io abbia un letto splendente su cui giacere?”
Poi un serpente resistente agli incantesimi
Si annidò fra le radici dell’albero,
L’uccello-Anzu portò i suoi piccoli sui rami dell’albero
E la vergine oscura, Lilith, prese dimora nel tronco.
Io piansi.
Oh, come piansi!
(E tuttavia non se ne andavano dal mio albero.)”
Gilgamesh, il valoroso guerriero, Gilgamesh,
L’eroe di Uruk, non abbandonò Inanna
Gilgamesh si cinse il petto dell’armatura del peso di cinquanta mine.
Cinquanta mine pesavano per lui quanto cinquanta piume.
Sollevò la scure di bronzo, la scure della strada,
Del peso di sette talenti e sette mine, e se la pose in spalla.
Entrò nel giardino sacro di Inanna.
Gilgamesh colpì il serpente resistente agli incantesimi.
L’uccello-Anzu volò coi suoi piccoli verso le montagne;
E Lilith distrusse la propria dimora e volò verso recessi selvaggi e inabitati.
Gilgamesh quindi liberò le radici dell’albero-huluppu;
E i figli della città, che lo accompagnavano, ne tagliarono i rami.
Nel tronco dell’albero egli scavò un trono per la sua divina sorella.
Nel tronco dell’albero Gilgamesh scavò un letto per Inanna.
Con le radici dell’albero ella formò un pukku per il fratello.
Con la corona dell’albero Inanna formò un mikku per Gilgamesh, l’eroe di Uruk.”
Le cure che la Dea prodiga all’albero non sono per farlo crescere e fruttificare-
A Inanna preme avere un albero da tagliare per ricavarci il proprio trono ed il proprio letto. Quello che vediamo nei giardini panteschi è invece un albero che si vuol far vivere a tutti i costi!